Dichiarazione di Progetto – Multivisioni d’Acqua
Il mio sguardo sull’acqua nasce da un ascolto profondo: inseguo riflessi mobili, margini spezzati, vibrazioni liquide che appaiono e si dissolvono. Non cerco il paesaggio ma le superfici instabili, le correnti che sfuggono, la schiuma che si rompe e si ritira.
Sono multivisioni raccolte per frammenti: linee d’onda, strappi di luce, turbinii. Ogni immagine nasce da un gesto rapido, quasi automatico, guidato da una meditazione in movimento. L’occhio risponde all’impulso, seleziona ciò che vibra nell’istante, senza mediazione razionale.
Scatto come se viaggiassi: mi muovo con lo sguardo dove il corpo non può andare, inseguo con l’istinto visivo ciò che nella realtà mi è negato. Multivisioni d’Acqua è anche questo: un racconto in movimento, una geografia interiore fatta di velocità immaginata, di onde e traiettorie che scorrono senza fermarsi.
Successivamente compongo: frammenti visivi che diventano tessiture fluide, mosaici cangianti, visioni stratificate che non vogliono spiegare, ma restituire la sensazione del passaggio. È una forma di viaggio attraverso l'immagine, dove ogni dettaglio trattiene qualcosa che scorre e sfugge.
Davanti all’acqua mi lascio attraversare: è una presenza instabile, viva, che non si può trattenere. Fotografarla è un tentativo di rallentare ciò che fugge, di ascoltare ciò che cambia, di accogliere una bellezza che non si lascia fissare.
Multivisioni d’Acqua è una ricerca sulla trasformazione, sull’impermanenza e sulla possibilità di costruire un linguaggio visivo che restituisca il respiro del movimento, anche quando restare fermi è l’unica scelta possibile.

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